Questo spazio è progettato per raccogliere informazioni sulle richieste e le esigenze degli operatori sanitari, di coloro che producono, di coloro che rimangono isolati a casa, di coloro che desiderano vivere e lavorare in maggiore sicurezza.
Al fine di raccogliere i bisogni e le necessità per contrastare la pandemia, è stato diffuso un primo questionario durante il lockdown, mentre ora vi invitiamo a compilare il questionario relativo alla fase 2 graduale ripresa delle attività.
I-RIM e le associazioni della coalizione raccolgono interviste e questionari e li analizzano per estrarre le specifiche operative dei sistemi tecnologici da sviluppare. Sotto sono disponibili i risultati del questionario relativo alla fase 1 di lockdown.
Compila il questionario della Fase 2.
I risultati del questionario della fase 1 lockdown
Per cercare di comprendere meglio i modi in cui il lavoro stava cambiando durante il picco dell’epidemia di Covid-19, un questionario anonimo è stato diffuso in Italia intorno alla metà di aprile, a scopo di ricerca e applicazione.
Il questionario ha preso spunto dal modello noto in letteratura come processo di progettazione centrato sull’utente (UCD). Una volta identificata la necessità (vale a dire ridurre la possibilità di contagio durante le attività professionali), il questionario mirava a conoscere i compiti svolti dai lavoratori in contesti diversi. Ciò ha dato la possibilità di individuare con precisione le possibili fonti di contagio e di definire allo stesso tempo i requisiti per possibili soluzioni progettuali.
Circa 200 persone hanno risposto descrivendo in che modo la pandemia ha influenzato la loro giornata di lavoro, i nuovi rischi associati ai loro strumenti e ambienti di lavoro e in che modo è stata influenzata l’interazione con colleghi, clienti o pazienti. Gli intervistati lavoravano principalmente in settori come l’assistenza sanitaria (circa il 30%), la ricerca (circa il 19%) e l’istruzione (circa il 9%). Medici, dirigenti, consulenti, insegnanti, professori, tecnici, fisioterapisti e altre figure hanno dovuto riorganizzare le loro attività. Circa la metà degli intervistati ha dovuto affrontare i nuovi rischi di potenziale infezione nel normale ambiente di lavoro o durante gli spostamenti con i mezzi pubblici per recarsi al lavoro. Laddove possibile, tuttavia, l’attività è stata spostata verso lo smart working (circa il 50% degli intervistati), costringendo molti a un brusco passaggio a una nuova dimensione del lavoro virtuale, caratterizzata dall’impossibilità di interagire naturalmente con studenti, colleghi e pazienti. Molti intervistati hanno espresso la convinzione e speranza che – anche in tempi così difficili – la tecnologia, la Robotica e l’IA potessero aiutare a ridurre al minimo il rischio di contagio. Le applicazioni proposte sono state diverse, dai robot in grado di manipolare oggetti a rischio di contaminazione o di sanificare gli ambienti alle tecnologie che potevano facilitare il lavoro da remoto fino ai dispositivi che per effettuare test e screening medici più rapidi.
La diffusione del questionario (fase lockdown) in Italia
Il campione
Le risposte
Come è cambiato il tuo lavoro dall’arrivo del Covid-19?
Ti sono preclusi luoghi dove prima svolgevi le tue attività lavorative ?
Ti è precluso stare a contatto con qualcuno (per esempio colleghi, clienti, fornitori)?
Ti è precluso utilizzare oggetti per il pericolo di contagio?
Credi che il mondo della Tecnologia, della Robotica e dell’Intelligenza Artificiale possano aiutarti a minimizzare i rischi di contagio?
Analisi del questionario: Le idee, i suggerimenti e gli spunti
I suggerimenti riguardano campi diversi di attività: ospedali e attività di cura in generale, didattica, turismo, uffici postali, edilizia e cantieri, banche e distribuzione alimentare.
La domanda di tecnologia investe innanzitutto la diagnosi della positività. Eliminando l’incertezza rispetto alla propria condizione clinica (sono malato? sono portatore sano? sono immune? sono vulnerabile?) ci si muoverebbe meglio, si disporrebbe del vantaggio di una posizione più solidamente piantata nella quotidianità.
Una differenza importante anche per le prospettive della fase 2 è poter sviluppare applicazioni per la tracciabilità del contagio.
La possibilità di teleoperazione in campi diversi è un’opzione menzionata da moltissimi partecipanti. Possibilità di svolgere in remoto tutte le operazioni a rischio con l’uso di droni e macchine autonome è una soluzione sostenuta da molti. Questa preferenza vale sia per le attività di lavoro che per gli acquisti dei beni di prima necessità: cibo e farmaci.
Disinfestazione dei luoghi e degli indumenti è una preoccupazione largamente condivisa e anche qui sono offerte soluzioni.
A volte emerge un pensiero magico come quando per esempio si auspica, senza spiegare come dovrebbe funzionare, un dispositivo in grado di rilevare immediatamente la presenza o meno del virus su persone o oggetti.
Un altro esempio di tale pensiero magico è l’ipotesi che possano essere sviluppati prodotti che si auto purifichino, come guanti o mascherine autolavabili e autoigienizzanti.
Un ulteriore esempio la cui soluzione potrebbe essere una simbiosi umano-macchinica spinta al massimo livello è quella che emerge dal bisogno di esperire comunque una fisicità anche nelle operazioni remote: “Vorrei avere la possibilità di assistere delle persone da distanza anche fisicamente – portare piccoli oggetti, aprire la porta al postino, accudire un animale domestico, scambiare gesti d’affetto, anche quando non posso essere presente”.